Corriere Adriatico Lunedì 1 aprile 2019
Progettare nella città consolidata richiede maturità e sensibilità nel rapporto con il contesto. Castelferretti è una popolosa e industriosa cittadina a pochi chilometri dal mare, sulla strada per Chiaravalle e Jesi. La vicinanza dell’aeroporto, dell’autostrada e della ferrovia ha certamente contribuito alla rapida crescita della popolazione negli ultimi decenni. Danilo Guerri, che qui era nato, la descriveva come «un paese straordinario che mal si rassegna a essere”frazione” di Falconara». Qui vive e lavora Marco Turchi, che si è formato a Urbino e a Venezia, e poi ha frequentato alcuni degl iarchitetti più colti del nostro Paese, da Gino Valle e Arrigo Rudi a Danilo Guerri. La sua conoscenza profonda dei luoghi e della comunità di Castelferretti ne fanno un interprete privilegiato delle crescenti esigenze. Lo dimostra la sua opera prima,l’asilo d’infanzia “Mauri Sartini”, che ha ottenuto ambiti riconoscimenti ed è stata pubblicata in numerose riviste. L’asilo è a pochi passi dalle mura del Castello dei Ferretti, lungo l’antica via di Santa Maria che conduce alla chiesa della Misericordia e al cimitero trecentesco. È il primo intervento di un complesso di opere di riqualificazione e riorganizzazione funzionale del grande isolato parrocchiale di Sant’ Andrea Apostolo affidate a Turchi, in un nodo del tessuto urbano storico in parte compromesso da inappropriati interventi di sostituzione. L’asilo esistente era in un modesto edificio di un solo piano contiguo alla casa delle suore che ne avevano la gestione.
L’incarico, del 1995, muove dalla necessità di offrire spazi adeguati e a norma alla crescente comunità di bambini. Lo stato modesto dei luoghi ha suggerito l’impiego di una struttura in acciaio per la sopraelevazione, che ha trasformato l’immagine dell’edificio in una costruzione in mattoni a faccia vista serrata in una gabbia di pilastri a doppio T.
La facciata su via Santa Maria porta i segni di alcuni compromessi, mantenere la recinzione esistente e il vecchio intonaco della casa delle suore. Su questa combinazione si innesta l’elegante volume centrale dell’ingresso e del corpo scala, che si dilata in terminazioni circolari sul fronte e sul cortile. Il cancello metallico scorrevole con la sua forma circolare accoglie i bambini -con un gesto raffinato che ricorda l’asilo Sant’Elia di Como di Giuseppe Terragni-per introdurli in uno spazio dinamico e luminoso aperto sul cortile alberato.
La copertura in coppi di laterizio del fronte lascia spazio a una falda quasi piana in acciaio zincato che ci introduce al fronte interno. Il corpo angolare a intonaco bianco si apre sul cortile con tre grandi porte finestre ai due piani protette dall’aggetto del tetto a cui è agganciato un ballatoio metallico che fascia le aule. O mattone da cortina torna a segnare la parte centrale del complesso, dove due grandi finestre circolari preludono all’innesto del volume circolare della scala,e fascia anche il volume della casa delle suore, al cui piano terra sono sistemate le funzioni amministrative e di servizio. Il colore e la luce dominano gli spazi interni.Nella grande aula per le attività libere del piano terra la luce abbondante che penetra dalle grandi aperture esalta il gioco cromatico dei pilastri cilindrici -dal grigio al blu intenso -su pareti neutre con inserti in azzurro e rosso. La leggerezza e l’aria giocosa continua al piano superiore che ospita in sequenza le tre aule didattiche: quella gialla con grande finestra ad oblò, la verde con tre grandi finestre e l’aula azzurra che riceve la luce da sud attraverso una lunga lama vetrata ricavata tra le due falde del tetto. Il successo di quest’opera è evidente nei volti dei suoi abituali utenti. Vedere le tre grandi aule animate dai gesti e dalle voci dei bambini dai tre ai cinque anni è un segno rassicurante per una regione che assiste a un inarrestabile spopolamento nelle aree interne.
Antonello Alici
Cattedra di Storia dell’architettura Università Politecnica delle Marche.
Responsabile scientifico del progetto di ricerca Mibac
“L’architettura nelle Marche dal 1945 a oggi. Selezione delle opere di rilevante interesse storico-artistico”